Terapia avanzate per la malattia di Parkinson. Avviati due nuovi studi clinici

Ad inizio giugno, nell’ambito di uno studio clinico di fase I negli Stati Uniti, è stata somministrata la prima dose di neuroni dopaminergici derivati da cellule staminali pluripotenti a un paziente con malattia di Parkinson in stadio avanzato. Si tratta di una terapia cellulare sperimentale sviluppata da BlueRock Therapeutics, azienda biofarmaceutica di Bayer.

In parallelo, attraverso Asklepios BioPharmaceutical (AskBio) – azienda leader nella terapia genica  – la multinazionale tedesca sta avviando un altro trial di fase I che prevede la somministrazione nei pazienti del gene che codifica per il fattore neurotrofico GDNF. L’obiettivo, con entrambe le strategie, è la rigenerazione dei neuroni dopaminergici e il recupero motorio.

La malattia di Parkinson  è la seconda più comune patologia neurodegenerativa dopo l’Alzheimer. È una malattia a progressione lenta che colpisce il sistema nervoso centrale: è causata dalla morte dei neuroni dopaminergici con conseguente calo dei livelli di dopamina, il neurotrasmettitore deputato al controllo del movimento.

I sintomi principali sono: tremore a riposo, rigidità, lentezza e diminuzione dei movimenti (bradicinesia) e, nei casi più gravi, instabilità della postura e dell’andatura.

Nonostante la malattia coinvolga principalmente le funzioni motorie, spesso vi si associano problematiche psicologiche e neurologiche, come la depressione o la demenza. Può esordire a qualsiasi età, anche se, in prevalenza, i sintomi si riscontrano sopra i 60 anni e si stima che ne siano affette oltre 10 milioni di persone nel mondo.

Per mitigare i sintomi si utilizzano generalmente agonisti o precursori della dopamina, come levodopa, la cui efficacia, tuttavia, diminuisce con il progredire della malattia. Un altro trattamento che consente di gestire i sintomi in maniera abbastanza efficace è la stimolazione cerebrale profonda, che sollecita aree precise del cervello (come il nucleo subtalamico o il globo pallido) con l’obiettivo di modulare i segnali che causano le disabilità motorie. Attualmente, purtroppo, non è disponibile alcun trattamento in grado di modificarne il decorso clinico del Parkinson. Mirando alle cause e al loro meccanismo di azione, le terapie cellulari e geniche sono le uniche a spingersi oltre il trattamento dei sintomi.

LA TERAPIA CELLULARE

Lo studio clinico di Fase I, avviato da BlueRock Therapeutics, è stato disegnato per valutare la tollerabilità, la sicurezza e l’efficacia di DA01, terapia costituita da neuroni dopaminergici derivati da cellule staminali embrionali umane. Queste ultime, per loro natura, hanno la potenzialità di differenziarsi in diversi tipi di cellule umane, compresi i neuroni dopaminergici.

L’obiettivo di questa terapia sperimentale è ripopolare il cervello dei pazienti con neuroni sani, derivati da queste staminali pluripotenti, ripristinando la funzione motoria e alleviando i sintomi.

Il trial sarà condotto negli Stati Uniti e in Canada e prevede l’arruolamento di dieci pazienti, di età compresa tra 60 e 76 anni, che convivono con la malattia da almeno 5 anni e che non sono rispondenti ai trattamenti standard. I pazienti saranno sottoposti al trapianto chirurgico dei neuroni dopaminergici derivati dalle staminali all’interno del putamen, una delle parti del cervello pesantemente colpita dal Parkinson. L’obiettivo primario della sperimentazione è di valutare la sicurezza e la tollerabilità del trapianto di cellule DA01 a un anno dal trapianto. Mentre gli obiettivi secondari sono di valutare la fattibilità del trapianto, valutare l’evidenza della sopravvivenza delle cellule trapiantate e gli effetti motori a uno e due anni dopo il trapianto, e valutare la sicurezza e la tollerabilità a due anni.

Lo studio è attualmente in fase di reclutamento al Weill Cornell Medical College di New York, dove è stato trattato il primo paziente, e il programma clinico prevede di arruolare partecipanti anche presso la University Health Network di Toronto, in Canada.

LA TERAPIA GENICA

L’approccio di AskBio, invece, prevede l’utilizzo di un adenovirus (AAV) come vettore per il trasporto del gene del fattore neurotrofico derivato dalle cellule gliali (GDNF – glial cell line-derived neurotrophic factor) nei neuroni del putamen.

L’obiettivo è di indurre la produzione della proteina GDNF nelle aree del cervello colpite dalla malattia di Parkinson con un’unica somministrazione di AAV2-GDFN (“one shot”).

Studi preclinici hanno evidenziato come l’espressione prolungata del gene GDNF sia in grado di favorire la rigenerazione dei neuroni e di promuovere un recupero significativo a livello motorio in roditori e primati non umani. Questi risultati hanno permesso, nel 2020, di avviare il percorso di sperimentazione clinica. Il trial di Fase I è condotto negli Stati Uniti ed è ancora in fase arruolamento. L’obiettivo è di valutare la sicurezza e l’efficacia preliminare della terapia genica sperimentale in 12 adulti pazienti, di età compresa tra 35 e 75 anni, con una diagnosi di Parkinson recente o di vecchia data. Il primo paziente è stato trattato nell’agosto 2020 e, ad oggi, sono stati trattati sette pazienti su un totale di 10 partecipanti. I dati sono ancora in fase di valutazione.

“Il potenziale clinico delle terapie messe a punto da BlueRock e AskBio per il trattamento della malattia di Parkinson potrebbe essere immenso” ha affermato il dott Dario Sannino, ex dirigente del reparto Qualità di una multinazionale operante in Cell&Gene Therapy in Olanda.

“Per la prima volta, c’è la possibilità di fermare o addirittura invertire il corso di questa malattia, offrendo un beneficio significativo ai pazienti.

La sperimentazione clinica è nelle prime fasi, ma si lavora con impegno e dedizione per migliorare la vita di chi, da troppo tempo, sta aspettando l’arrivo di un trattamento efficace”.

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