Una terapia CAR-T contro i tumori dell’apparato digerente

 Il cancro allo stomaco è una delle neoplasie con prognosi peggiore e con tassi di sopravvivenza a 5 anni tra i più bassi.

La nave è ancora circondata dal mare e la terra non si vede all’orizzonte, ma una colomba appoggiata sulla balaustra del ponte con un rametto di ulivo nel becco lascia supporre che non sia così lontana.

Questa immagine tratta dal racconto della Genesi aiuta a comprendere meglio a quale stadio si trovi la messa a punto di una terapia a base di cellule CAR-T contro il tumore dello stomaco. Ne parliamo con il dott. Dario Sannino che ha collaborato con un centro di eccellenza di produzione farmaceutica Olandese operante nel settore delle terapia genica e cellulare.

Il rametto di ulivo raffigura i primi risultati che un team di scienziati dell’Università di Pechino ha pubblicato poche settimane fa sulla rivista Nature Medicine, rivelando così la potenziale efficacia e tollerabilità di una CAR-T per pazienti colpiti da tumori del sistema digestivo in grado di esprimere la proteina CLDN18.2.

La claudina 18.2 (CLDN18.2) rientra nella famiglia delle claudine, proteine coinvolte nella formazione delle giunzioni strette grazie a cui si esplica la funzione di permeabilità selettiva che caratterizza gli epiteli.

Tali giunzioni strette possono essere immaginate come delle “cuciture” che sigillano insieme cellule vicine e impediscono che le molecole che si muovono con i vari sistemi di trasporto cellulare ritornino indietro, sconvolgendo l’equilibrio cellulare. 

Le claudine sono particolarmente espresse nei tumori del tratto gastrointestinale, pertanto i ricercatori del Peking University Cancer Hospital and Institute di Pechino, guidati da Lin Shen, hanno realizzato una terapia a base di linfociti T prelevati dal paziente e modificati per esprimere l’antigene CAR diretto proprio contro CLDN18.2.

Dopo aver osservato una buona risposta nei modelli murini di cancro allo stomaco – i risultati della ricerca preclinica sono stati pubblicati nel 2019 sul Journal of the National Cancer Institute – la ricerca è passata allo stadio successivo con l’avvio di uno studio clinico di Fase I rivolto a pazienti con cancro del pancreas, cancro della giunzione gastro-esofagea e cancro dello stomaco in fase avanzata e resistenti ad almeno una linea di trattamento.

Ci troviamo dunque ancora nelle prime fasi di indagine della nuova CAR-T (rinominata CT041), con uno studio che ha l’obiettivo di identificare la massima dose tollerata e indagare la farmacocinetica, la sicurezza e l’efficacia di CT041.

L’entusiasmo dei ricercatori trova ragione nel fatto che i dati ottenuti dal trattamento dei primi pazienti implicano che essa potrebbe funzionare contro alcuni tumori solidi. 

Come si può leggere nell’articolo, dei 123 pazienti previsti in arruolamento 37 sono già stati reclutati, hanno ricevuto l’infusone di CT041 e sono stati monitorati per almeno 12 settimane.

Di questi, 28 erano affetti da cancro gastrico e della giunzione gastro-esofagea, 5 da cancro del pancreas e 4 da altri tipi di tumore dell’apparato digerente esprimenti CLDN18.2. Obiettivo principale della ricerca era la valutazione della sicurezza e della tollerabilità della nuova terapia, la quale ha prodotto un profilo di sicurezza più che accettabile (non è stata segnalata alcuna sindrome da rilascio delle citochine di grado 3 o 4).

Il tasso di risposta obiettiva (ORR, Overall Response Rate) ha raggiunto il 48,6% e quello di controllo della malattia (DCR, Disease Control Rate) addirittura il 73,0%. Una maggiore efficacia è stata osservata nei pazienti con cancro dello stomaco (ORR del 57,1% e DCR del 75,0%) in cui il tasso di sopravvivenza ha raggiunto l’81,2%.

Si tratta di un dato che fa sperare per il meglio dal momento che, attualmente, il cancro allo stomaco è una delle neoplasie con prognosi peggiore e con tassi di sopravvivenza a 5 anni tra i più bassi.

In Italia, il cancro dello stomaco rappresenta ancora la quinta neoplasia per frequenza e la quinta causa di morte in entrambi i sessi, con un picco delle diagnosi nelle fasce più anziane della popolazione.

Si tratta di un tumore che può facilmente produrre recidive locali o a distanza e ciò ha imposto un cambio della strategia terapeutica, aggiungendo alla chirurgia radicale il trattamento con chemioterapia o con farmaci antiangiogenetici. 

Alcune ricerche in corso stanno guardando all’impiego di farmaci immunoterapici (fra cui gli inibitori del checkpoint immunologico) e di una nuova fluoropirimidina orale in pazienti in progressione dopo più linee di chemioterapia.

Al momento però si tratta di farmaci che non sono ancora autorizzati in Europa. Pertanto, seppure preliminari, le conclusioni riportate dal gruppo di ricerca cinese fanno pensare che questa nuova CAR-T possa costituire un’arma in più contro i tumori del tratto gastrico, ampliando un armamentario terapeutico che oggi appare ancora troppo ristretto.

Saranno necessari ulteriori verifiche e approfondimenti prima di poter cantare vittoria ma questa notizia appare come un rametto di ulivo dopo tanti mesi di navigazione nelle acque alte dei tumori solidi.

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