Farmaci Coronavirus: un punto sulla situazione

Attenzione: Dario Sannino condivide informazioni prese dalle rassegne stampe nazionali. Ciascuna informazione qui pubblicata è stata verificata ed accreditata presso le rispettive testate giornalistiche.

La prima notizia giunge proprio da Pechino, epicentro scatenante della pandemia COVID – 19. Un gruppo di studiosi di Wenhao Dai, membri dell’Accademia Cinese, ha ottenuto due farmaci specifici per lottare l’epidemia causata dal diffondersi del nuovo Coronavirus. In modo, particolare, i due medicinali studiati dal gruppo di studiosi di Wenhao Dai sembra riescano ad attaccare l’enzima proteasi. Proprio l’enzima proteasi è quello usato dal SarsCoV2 per moltiplicarsi e diffondersi. La ricerca è stata anche pubblicata anche sulla rivista Science. Salgono, così, a tre le molecole sintetizzate per combattere il COVID – 19 nei suoi punti cruciali. La prima molecola era stata già individuata lo scorso anno in Olanda e mirava alla proteina chiamata Spike, ritenuta la causa principale con cui il virus attacca le cellule, per invaderle. Tutte e tre le molecole sono potenzialmente in grado di diventare farmaci, ma prima che questo accada si dovrà percorrere un cammino di sperimentazione clinica molto lungo. Ci vorrà un buon lasso di tempo prima che siano disponibili e possano trasformarsi in farmaci. 

Per giungere al prototipo di questi potenziali farmaci, gli studiosi hanno proceduto con la ricostruzione della struttura molecolare del virus e degli elementi che lo compongono. Infatti, i ricercatori si sono concentrati sull’osservazione dei dettagli della struttura dell’enzima che fa moltiplicare il virus e della proteina Spike. Lo studio su quest’ultima ha permesso di costruire molecole, in grado di fermare gli enzimi, disattivandoli e privandoli della loro carica. 

Gli inibitori della proteasi studiati e creati dall’Accademia Cinese delle Scienze prendono il nome di 11a e 11b. I tecnici che hanno osservato in laboratorio questi due inibitori, attivati in una coltura cellulare, “hanno fortemente inibito la proteasi del SarsCoV2”. L’esperimento portato avanti sui topi ha dimostrato come l’inibitore della proteasi 11a abbia anche una bassa tossicità. Ora, la sperimentazione su questa molecola continua in ambito preclinico, al fine di ottenere i risultati sulla tossicità. Se gli esiti mostreranno che la molecola è sicura, allora si potrà effettuare una sperimentazione sull’uomo. Anche dall’Italia giungono notizie confortanti. Molti studiosi e ricercatori si stanno impegnando per portare avanti le diverse sperimentazioni, al fine di individuare i farmaci per la cura del COVID – 19. A tal proposito, l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha pubblicato sul suo sito il primo Report sui protocolli degli studi clinici dei farmaci in via di sperimentazione e valutati dalla Commissione tecnico scientifica (CTS). 

Il tabulato fornisce le statistiche sugli studi clinici in corso, sulle proposte di sperimentazioni e sui risultati a cui si è giunti. Al 13 aprile la Commissione Tecnica Scientifica ha valutato 80 domande, tra richieste di autorizzazione di avvio di protocolli di sperimentazione e proposte di studi clinici (ricordiamo la pubblicazione del professore Alessio Del Vecchio). 16 studi clinici hanno avuto il consenso. 7 sperimentazioni hanno ricevuto l’autorizzazione anche da parte del Comitato Etico Unico dell’INMI L. Spallanzani e sono già partiti. Inoltre, sono stati approvati due studi clinici sul medicinale Remdesivir. In totale gli studi avviati sono attualmente 10. Molti studi in attesa. I 10 studi attualmente autorizzati sono seguenti: COLVID-19 – Studio randomizzato sull’utilizzo della colchicina; SOLIDARITY – Studio randomizzato OMS; Hydro-Stop – somministrazione precoce di idrossiclorochina; Tocilizumab 2020-001154-22 (tocilizumab); RCT-TCZ-COVID-19 (tocilizumab); Sarilumab COVID-19 (sarilumab); IMMUNO-101 (emapalumab/ anakinra); TOCIVID-19 (tocilizumab); GS-US-540-5773 (remdesivir); GS-US-540-5774 (remdesivir). In modo particolare, due sono gli studi che attirano l’attenzione dei ricercatori nelle fasi di sperimentazione dei farmaci anti COVID – 19. Il primo riguarda la sperimentazione sulla Colchicina, un vecchio farmaco utilizzato nei disturbi su base auto-infiammatoria e nella gotta ed ora somministrato sperimentalmente su pazienti affetti da COVID-19. Il secondo studio, infine, riguarda l’Eparina a basso peso molecolare, utilizzata nella prevenzione del tromboembolismo venoso post chirurgico e del tromboembolismo venoso in pazienti non chirurgici affetti da una patologia acuta, ma che non possono muoversi. Dunque, nonostante l’emergenza sanitaria ancora in corso, la sperimentazione non si ferma e gli studiosi lavorano incessantemente per trovare il farmaco in grado di fermare e vincere il Coronavirus.

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