Il dott. Sannino ci spiega come l’alimentazione può svolgere un ruolo centrale per l’efficacia delle cure oncologiche!
Una delle grandi differenze tra cellule sane e cellule tumorali, risiede proprio nella voracità e bisogno di glucosio da parte di quest’ultime per sostenere la loro replicazione “incotrollata”.
Le cellule cancerose si ‘nutrono’ in modo diverso rispetto a quelle sane, preferendo la ‘glicolisi anaerobia’ (il cosiddetto effetto Warburg) e cioè utilizzando lo zucchero presente nel sangue (il glucosio) sia in presenza che in assenza di ossigeno, evitando così un processo biochimico ben più lungo che utilizzano invece le cellule sane in presenza di ossigeno, cioè la via ossidativa.
Questa caratteristica fa sì che le cellule tumorali necessitino di grandi quantità di glucosio per ‘nutrirsi’ e per replicarsi rapidamente.
Partendo da questa osservazione, riducendo le quantità di zuccheri, glucidi o carboidrati assunte con l’alimentazione si potrebbe, in un certo senso, ‘far morire di fame’ il cancro rendendo più complessa e lenta la replicazione di queste cellule.
E’ quanto è stato dimostrato da uno studio condotto sui topi al Massachusetts Institute of Technology (Mit): una dieta ipocalorica e una chetogenica (povera di zuccheri ma ricca di grassi e proteine) indebolisce le cellule tumorali portandole alla morte o ad essere molto più sensibili alle terapie standard.
Se si toglie nutrimento a un paziente oncologico prima di sottoporlo alla chemioterapia, le cellule normali risponderanno innalzando uno scudo protettivo; le cellule tumorali invece ignoreranno il comando di proteggersi e rimarranno vulnerabili, rendendo così possibile eliminare più cellule tumorali con la terapia e riducendo i danni alle cellule sane.
In un recente studio pubblicato su PubMed sono state riportate alcune evidenze che sembrano suggerire come la dieta chetogenica possa ‘affamare’ le cellule tumorali, facendo di fatto ‘morire di fame’ il cancro.
“Diminuendo drasticamente l’apporto di carboidrati al giorno, la dieta chetogenica riduce anche il quantitativo di zuccheri che alimentano le cellule cancerose, obbligandole ad un metabolismo differente, che porta ad aumentare lo stress ossidativo e quindi i radicali liberi dell’ossigeno e le conduce, di conseguenza, alla morte cellulare. Il processo di chetosi nutrizionale che si instaura nel corso di una dieta chetogenica costringe le cellule cancerose all’attivazione di una serie di geni che riducono la duplicazione di queste cellule”.
Per questi motivi, “la dieta chetogenica potrebbe rappresentare un vero e proprio strumento terapeutico che agisce come ‘metabolic cancer therapy’ in combinazione con le attuali terapie per combattere il cancro (chemio, radio, immunoterapia)” commenta il dott. Dario Sannino.
In America circa 13000 oncologi prendono in considerazione gli interventi sull’alimentazione che accompagnano le terapie standard, perché oggi abbiamo la certezza che l’alimentazione e il suo impatto sul metabolismo possono svolgere un ruolo centrale per l’efficacia delle terapie.
La dieta deve, ad ogni modo, essere concordata con oncologi specialisti che hanno intrapreso questa nuova strategia di lotta al cancro!