Il boom delle pillole allo iodio

La diffusa preoccupazione di un attacco nucleare ha spinto molti ad acquistare pillole a base di Ioduro di Potassio

l timore di un attacco nucleare, a seguito dell’invasione russa in Ucraina, ha provocato un boom di acquisti di pillole a base di iodio in Paesi come il Belgio e la Francia.

Sono migliaia le persone, che in preda alla psicosi, si sono catapultate nelle farmacie negli ultimi giorni per comprare queste compresse in modo da stare più tranquilli nel caso in cui dovesse avvenire davvero un incidente in centrali come quella di Chernobyl o venissero utilizzate armi nucleari dalla Russia.

Ma a cosa servono le pillole allo iodio? Quelle che si trovano in farmacia possono davvero proteggere la nostra salute? Proviamo a risolvere i dubbi che stanno assalendo tanti europei da quando è scoppiata la guerra.

A cosa servono le pillole allo iodio?

Le cosiddette pillole sono composte da ioduro di potassio, sale inorganico dello iodio che ha diverse funzioni, tra cui il trattamento dell’ipertiroidismo. Queste compresse, com’è tristemente noto per via del disastro di Chernobyl, vengono usate anche in caso di attacco nucleare per impedire all’isotopo radioattivo di depositarsi nella tiroide.

Il principio base che induce al suo utilizzo è che, se lo iodio radioattivo viene inalato o ingerito, la ghiandola tiroidea lo assorbe allo stesso modo dello iodio stabile.

Se lo iodio stabile viene somministrato prima o all’inizio dell’esposizione allo iodio radioattivo (ad esempio causato da attacco nucleare), l’assorbimento di quest’ultimo sarà bloccato dalla saturazione della ghiandola tiroidea con iodio stabile, riducendo così efficacemente l’esposizione interna della tiroide.

Quando e come vanno assunte?

Chiariamo che l’assunzione preventiva non ha senso!

In assenza di esplosione di una bomba atomica o di un incidente nucleare comprarle è solamente sintomo di ansia e panico. Non serve assolutamente a nulla.

Inoltre, va sottolineato che le pillole che si trovano in farmacia spesso hanno un dosaggio di iodio insufficiente per proteggerci dagli effetti di un attacco nucleare.

In farmacia possiamo trovare tantissimi preparati che contengono iodio. Tuttavia, contengono dosi alimentari di iodio.

Per bloccare la funzione tiroidea bisogna andare su dosi farmacologiche. Serve, quindi, un provvedimento di sanità pubblica, non il fai da te.

Per bloccare il funzionamento della tiroide ci vogliono quantità molto elevate di iodio non basta qualche pillola o degli integratori.

Per tranquillizzare la popolazione è intervenuta anche Agenzia federale belga per il controllo nucleare, ribadendo che l’attuale situazione in Ucraina non richiede l’uso di compresse di iodio.

L’agenzia ha ricordato anche che le pastiglie di iodio non offrono protezione contro altre sostanze radioattive dalle quali, in caso di emergenza, è necessario ripararsi. Inoltre l’uso delle compresse è raccomandato solo per le persone in determinate fasce d’età.

In caso di fuoriuscita di radiazioni, i minori di 18 anni, in particolare i più piccoli, sono maggiormente a rischio di sviluppare tumori. Lo stesso vale per le donne in gravidanza o in allattamento, mentre gli adulti dai 18 ai 40 anni hanno meno probabilità di sviluppare il cancro alla tiroide.

Pillole allo iodio: effetti collaterali

Le pillole allo iodio andrebbero assunte solo su consiglio delle autorità o del medico anche perché in certi soggetti, ad esempio gli over 60, la loro assunzione può esporre al rischio di sviluppare un ipertiroidismo.

In alcuni casi l’uso di queste compresse può essere controproducente o potenzialmente tossico (negli individui con più di 40 anni), secondo quanto riferito dall’Agenzia belga per il controllo nucleare.

Infine, assumere pillole a base di iodio può portare allo sviluppo di patologie autoimmuni. In conclusione, è sempre meglio non agire di testa propria quando c’è in ballo la salute. E questa raccomandazione è sempre valida.

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