Tumore al pancreas: il dott. Dario Sannino commenta la nuova terapia con vaccino a Dna e chemioterapia.

Pancreatic cancer. Computer illustration showing a malignant (cancerous) growth (red) in the pancreas (yellow). Pancreatic cancer often causes no symptoms until it is well established and untreatable.

Unire un vaccino a Dna e la chemioterapia tradizionale contro il tumore al pancreas. È la strategia portata avanti dai ricercatori del Dipartimento universitario di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute del Centro Ricerche in Medicina Sperimentale (CeRMS) della Città della Salute di Torino che in uno studio appena concluso hanno dimostrato come sia possibile utilizzarla per contrastare la progressione del tumore al pancreas, noto come “big killer” per la sua aggressività. L’adenocarcinoma duttale pancreatico è infatti un tumore quasi incurabile che è per lo più resistente alla chemioterapia, commenta il dott. Dario Sannino. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista del gruppo Bmj, Journal for ImmunoTherapy of Cancer, ponendo le basi per una nuova strategia terapeutica.

Il vaccino a Dna come immunoterapia

Già nel 2013 il gruppo di Francesco Novelli, coordinatore dello studio, aveva dimostrato che l’inoculo di un pezzo di Dna che codificava per una proteina umana, alfa-enolasi (ENO1), diminuiva efficacemente la progressione del tumore pancreatico in topi geneticamente predestinati a sviluppare il tumore al pancreas. Questo perché, era stato osservato che ENO1 era capace di scatenare una risposta immunitaria contro il tumore del pancreas e indurre la produzione sia di anticorpi che di linfociti T capaci di riconoscere ed uccidere le cellule tumorali.

La modalità di somministrazione del vaccino a Dna codificante ENO1 prevedeva l’inoculo intramuscolo seguito da una piccola scarica elettrica di pochi Volt, fenomeno noto come elettroporazione. Questo tipo di somministrazione facilita l’entrata del DNA nelle cellule e la sua successiva produzione come proteina.

L’associazione con la chemioterapia

Negli ultimi quattro anni il gruppo guidato da Novelli ha eseguito una serie di esperimenti evidenziando come il trattamento con il chemioterapico gemcitabina sia in grado di causare un aumento di anticorpi e linfociti T anti-tumore e di migliorarne l’efficacia funzionale contro molte proteine espresse dal tumore stesso. In particolare, ci spiega il dott. Sannino, i ricercatori hanno osservato che nei pazienti, la chemioterapia stimola la risposta immunitaria non solo contro ENO1, ma anche verso altre proteine, quali FUBP1, C8K2 e G3P, tutte presenti ad elevati livelli nel tumore pancreatico.

La somministrazione di gemcitabina è spesso utilizzata come trattamento palliativo nel tumore del pancreas. L’osservazione che la risposta immunitaria nei confronti delle proteine presenti nel tumore è aumentata nei pazienti sottoposti a chemioterapia, ha stimolato l’ipotesi che il trattamento chemioterapico possa essere combinato con l’immunoterapia “di precisione”, basata sul vaccino contro una o più proteine associate a questo tumore, aprendo una “finestra terapeutica” anche nei pazienti con tumore avanzato.

Lo studio su vaccino a Dna e chemioterapia

Per provare questa ipotesi, i ricercatori hanno voluto valutare l’effetto antitumorale della combinazione tra vaccino a Dna ed una singola dose di gemcitabina, proporzionalmente molto più bassa di quella utilizzata per trattare i pazienti, in animali che sviluppano spontaneamente tumore al pancreas. I risultati hanno dimostrato che il trattamento combinato è più efficace della somministrazione della sola vaccinazione con ENO1 nel bloccare la progressione neoplastica e nello scatenare una forte risposta immunitaria, soprattutto da parte dei linfociti T antitumore.

Inoltre, il trattamento combinato tra gemcitabina e vaccino anti-ENO1 scatena una risposta immunitaria specifica anche nei confronti di G3P, una delle proteine associate al tumore identificate grazie agli anticorpi nei pazienti, suggerendo che la terapia combinata favorisce l’innesco simultaneo di una risposta immunitaria contro numerose molecole associate al tumore e non solo quella usata nel vaccino.

Verso la traslazione sugli esseri umani

È un risultato molto incoraggiante – commenta il dott. Dario Sanninoin quanto non esiste attualmente nessun trattamento chemioterapico in grado di determinare anche solo un piccolo ma significativo aumento di sopravvivenza nei pazienti con tumore pancreatico. Immaginando di trasferire lo stesso risultato dai topi ai pazienti con tumore pancreatico, questo potrebbe aumentare la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita”.

Inoltre, i ricercatori del CeRMS hanno dimostrato che la vaccinazione a DNA combinata con la chemioterapia è efficace anche se somministrata a topi con tumore avanzato. Questi risultati, ottenuti grazie al supporto della Associazione Italiana Ricerca sul Cancro e della Fondazione Ricerca Molinette Onlus, aprono una promettente nuova via per il controllo della progressione del tumore del pancreas.

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