Sanofi: farmaco antiepilettico sotto accusa per malformazioni fetali

Il tribunale di Parigi ha dichiarato ammissibile la class action portata avanti dall’associazione francese APESAC contro Sanofi, produttore del farmaco antiepilettico Depakin.

Il farmaco, a base di valproato di sodio e in vendita dagli anni ‘60, è sotto accusa per la sua tossicità in gravidanza. L’esposizione al principio attivo in gravidanza sembra infatti aver causato gravi malformazioni nei feti, disturbi neurologici e comportamentali e difficoltà di apprendimento nei bambini.

Secondo le autorità sanitarie francesi, Deparikin potrebbe essere responsabile di malformazioni per un numero di bambini compreso tra 2.150 e 4.100 bambini e di difetti dello sviluppo neurologico in 30.400 bambini; stando invece ai dati riportati da APESAC – Association d’Aide aux parents d’enfants souffrant du syndrome de l’anti-convulsivant – i casi sarebbero invece 7647, cui vanno sommati 1645 aborti e 179 decessi.

L’APESAC, che rappresenta 7.500 famiglie, ha lanciato la class action a settembre dello scorso anno contro Sanofi, già sotto inchiesta dal 2020 per omicidio colposo e lesioni colpose.

I giudici hanno accolto la class action poiché gli effetti avversi del medicinale sono noti da circa quarant’anni, ma Sanofi non ha indicato nel foglio illustrativo la controindicazione dell’uso del farmaco in gravidanza, non adempiendo al proprio obbligo di vigilanza e informazione e mettendo a rischio la salute di migliaia di bambini. La controindicazione è stata poi inserita, ma solo nel 2006.

Questa è una grande vittoria. Questa decisione riconosce la responsabilità del laboratorio”, ha dichiarato Marine Martin, capo dell’associazione delle vittime APESAC.

Si tratterebbe di una causa senza precedenti, poiché tutte le donne incinte esposte al farmaco tra il 1984 e il 2006 potrebbero aderire e chiedere un risarcimento per le malformazioni o altri disturbi sviluppati nei bambini. In caso di vittoria, le le famiglie potrebbero ottenere centinaia di milioni di euro di risarcimento.

Sanofi, che da sempre smentisce le accuse, ha dichiarato di voler ricorrere contro la decisione perché “si basa in parte su conclusioni discutibili della relazione di un esperto presentata durante il procedimento penale”.

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