R0 e Rt spiegati in modo semplice

Per capire meglio se e come l’epidemia di Covid-19 sta cambiando, in Italia e negli altri paesi, gli scienziati utilizzano diversi numeri importanti. Fra questi c’è R0, il tasso netto di riproduzione, che è il numero medio di persone che ogni malato può contagiare e che, dato che si misura all’istante iniziale, non tiene conto dell’evoluzione dell’epidemia. E poi c’è Rt, il tasso di riproduzione che varia col tempo e che invece tiene conto dell’evoluzione della trasmissione del virus (di fatto fotografa a un certo tempo dell’epidemia il numero medio di persone che ognuno può contagiare). R0 e Rt misurano di fatto lo stesso numero, ciò che cambia – spiega un articolo su Scientific Reports – è il tempo in cui viene fatta la misura (all’inizio o durante l’epidemia). In pratica, Rt è il parametro che gli epidemiologi utilizzano per valutare la diffusione del virus e monitorare l’epidemia. Ma cosa indica davvero? E perché la definizione fornita sabato 23 maggio dall’assessore alla Sanità della Lombardia Giulio Gallera non è appropriata?

Cos’ha detto Gallera
Dopo diversi giorni, sabato 23 maggio l’assessore Gallera è tornato a commentare in diretta i dati dei contagi della Lombardia. Ma nel presentare i dati spiega in maniera inappropriata cos’è Rt, il tasso di riproduzione in un certo istante. L’assessore commenterà poi che ha voulto illustrare il concetto in maniera semplificata, tuttavia la semplificazione nasconde un errore prospettico, che diventa però concettuale, importante da chiarire. Nella conferenza del 23, infatti, afferma che l’indice di contagio in Lombardia è sceso a 0,51 e che “0,51 cosa vuol dire? Per infettare me, bisogna trovare due persone infette nello stesso momento e non è così semplice trovare due persone infette che infettino me”.

Calcolare R0 e Rt non è semplice
La stima di Rt è complessa e non così semplice (o semplificabile) dato che dipende da vari parametri – per esempio ovviamente dal tasso d’infezione della popolazione ma anche in parte dall’adesione alle misure restrittive durante l’epidemia – e viene calcolato attraverso modelli matematici.

Perché la spiegazione di Gallera non va
Rt è il numero medio di persone che ogni malato può contagiare. Ma questo non vuol dire che se è 0,51 per contagiare una persona ne servano due infette, incontrate contemporaneamente, che le trasmettono il virus – come sembra arrivare dalle dichiarazioni di Gallera. Il fatto che Rt in Italia sia sotto l’1 e compreso fra 0,2 e 0,7, è significativo e fa ben sperare: questo vuol dire che l’epidemia può essere contenuta. Tuttavia, Rt è un un parametro statistico medio, e per questo concettualmente – ma anche intuitivamente – è chiaro che se io sono sano per ammalarmi non devo incontrare contemporaneamente sul mio percorso due persone contagiate: basta un contatto con un malato per contagiarmi, soprattutto se non si usano le misure di protezione, dalle mascherine al distanziamento.

Ma allora Rt pari a 0,51 cosa vuol dire?
In generale, avere un Rt pari a 0,51 vuol dire, facendo una proiezione, che su un campione statistico di 1000 malati, in media questi probabilmente contageranno circa 510 persone. Ma queste sono stime statistiche e il parametro Rt deriva da una media all’interno di un vasto campione: il contagio avviene sempre da singolo a singolo. Alcune persone positive al virus contageranno molte persone, altre ne contageranno di meno e qualcuno non infetterà proprio nessuno; in media, per ogni due persone infette sarà contagiata una terza persona. Insomma, l’idea è che quello che vale per un campione statistico (1000 persone ne contagiano in media 510) non vale per il singolo. E soprattutto per la compresenza, ovvero l’asserzione per cui ne servono due infette nello stesso momento a contagiarne una terza.

(dott. Dario Sannino)

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